sabato 25 febbraio 2012

Toni di bianco - Jeff Nishinaka

Sembra schiuma, burro, gesso, marmo. Invece è carta.
Jeff Nishinaka (Los Angeles, CA, 1958) con una carriera che spazia lungo 28 anni di attività è considerato uno dei più grandi scultori di carta al mondo. Come negarlo. 
Raffinati giochi di luce e ombre su intricate composizioni dalle dimensioni più disparate (da un minimo di 50x50 centimetri a un massimo di 20x20 metri), una gran varietà di soggetti, una cura e una perfezione delle forme e dei dettagli che toglie il fiato.
Ho sempre voluto diventare un pittore, ma mentre studiavo illustrazione all’Art Center, mi furono assegnati nello stesso tempo dei compiti sia nella classe di graphic design che in quella del disegno di moda per sperimentare con mezzi diversi, uno dei quali era la carta. E’ stata un rivelazione. Ho subito sviluppato una sensibilità particolare per il lavoro con la carta. Da allora, ho iniziato a sperimentare con carte diverse, trovando modi nuovi di modellare, piegare, arrotondare ogni tipo di carta. Volevo cercare di manipolare la carta nel modo meno invasivo, in modo da preservarne l’integrità e la sensazione al tatto. Per me la carta è viva e animata, un’entità con una vita tutta sua. Cerco solo di reindirizzare quell’energia verso qualcosa che sembri vivo e animato”.
Un'energia che esplode lì, dentro eleganti toni di bianco che trasformano questo materiale comune e fragile in qualcosa che profuma di perfetto ed eterno.











Ecco come realizza i suoi incartesimi:


mercoledì 22 febbraio 2012

Superficie - Mike Stilkey

Dipingere è un'altra delle mie passioni. 
Ognuno la affronta a modo suo, nascondendo un preciso segreto dietro la scelta dei materiali, di fianco all'uso degli strumenti, dentro il prediligere certi segni e colori.

Ed il suo modo mi cattura: Mike Stilkey (Los Angeles, CA, 1975). 
Mischiando inchiostro, matite, acrilici raffigura personaggi e animali strani, a tratti grotteschi, con uno stile malinconico e un pò retrò.  
Ma è la loro resa sulla superficie ad affascinarmi, una superficie che li racconta come nessun'altra potrebbe fare. Inizialmente disegna su carta d'epoca, sulle pagine di vecchi libri, poi un pò alla volta si espande...invade le copertine e da lì comincia ad impilarli (da 5 a 5.000), dipingendone i dorsi.
Utilizza solo libri scartati o che stanno per essere distrutti, anche questo occorre dire. 
Gli piace l'idea del materiale riciclato, il riutilizzo di cose che potrebbero altrimenti essere ignorate, per dare loro una nuova chance, una nuova vita. Ed il risultato è eccellente, oltre che molto personale e scenografico.

Io l'ho capito da quando sono nate le mie bambine: certe risposte non occorre andare a cercarle chissà dove. 
Le più importanti sono quasi sempre davanti agli occhi; aspettano lì, sopra le piccole cose che ci circondano, dentro i piccoli gesti con cui la quotidianità plasma la nostra vita...basta fermarsi ad ascoltare, e ricordarsi di guardare con occhi sempre nuovi. Questo mi dicono le opere di Mike: anche la superficie conta. Eccome.











domenica 19 febbraio 2012

Pieno e vuoto - Noriko Ambe

"Attraverso l'azione creativa, una qualche forma di verità emerge, ed è questa verità che voglio perseguire": questo è il mantra della straordinaria Noriko Ambe (Saitama, Giappone, 1967).
La sua modalità espressiva è la stratificazione della carta, supportata da una padronanza tecnica e da una perfezione senza paricentinaia di fogli piani di carta traslucida (yupo) accatastati uno sopra l'altro, tagliati singolarmente utilizzando un piccolo coltello con cui l'artista dà loro bordi arrotondati, forme concave e convesse che rafforzano la sensazione che stia descrivendo una topografia naturale piuttosto che una forma astratta.
Ad una prima occhiata sembrano riproduzioni di anelli di un albero, onde telluriche, rocce silicee, mappe topografiche. Poi pensi che è la mano di una persona ad averle create, una ad una, e allora ci scopri dentro qualcosa di molto diverso: una geografia che da fisica diventa emotiva, una forza tanto potente quanto delicata, un vuoto che diventa pieno e un pieno che torna vuoto.
Un processo lungo quanto meditativo in cui la vita -grazie alla carta- si fonde con la natura e, attraverso piccoli dettagli, svela il sublime.












giovedì 16 febbraio 2012

Piccole cose - Anastassia Elias

Arte...che parolona. Per me significa semplicemente creatività senza condizionamenti, ispirazione seguita da sperimentazione, soprattutto uno sguardo diverso sul mondo, la capacità di vedere le cose non per come sono ma per come potrebbero essere.

Anastassia Elias artista francese che non ama parlare di sè ma svela la sua essenza nelle sue opere, con un'indubbia forza espressiva: ritratti, collage, ma soprattutto raffigurazioni dentro i rotoli di carta igienica, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. 
Micro sculture, palcoscenici dove rappresentare scene di vita che -grazie a minuscole sagome di carta- fermano con semplicità ed eleganza un istante del quotidiano



«Taglio prima le piccole figure di carta che attacco all’interno del cilindro. Per manipolarle uso un paio di pinzette. Scelgo carta dello stesso colore del cilindro di cartone, per dare l’illusione che le forme ne facciano parte. Ogni pezzo mi richiede un paio d’ore di lavoro (...). L'immaginario di questo lavoro arriva dal guardare le persone intorno a me nella vita di ogni giorno. Ogni giorno prendiamo la solita strada per andare a lavorare, facciamo gli stessi gesti per preparare un caffè del mattino. Tutti questi piccoli eventi della quotidianità finiscono per non essere notati. 
Ma sono loro che fanno una vita."
Si, ho capito, non aggiungo altro...se non la sensazione di fissare queste piccole cose e sentirmi -ancora- come Alice nel Paese delle meraviglie.










lunedì 13 febbraio 2012

Le prime dieci righe - Il codice dell'anima

Niente è per caso, quindi accetto: partecipo al mio primo giveaway.
Ma mentirei se dicessi che è un libro che amo: gira da anni tra cassetto e comodino e non sono ancora riuscita a superare la metà.
Però oggi lo apro e sento -e so- che sono queste Le prime dieci righe che voglio condividere.
Al mio qualcosa, che non si è mai stancato di chiamarmi...

"Ci sono più cose nella vita di ogni uomo di quante ne ammettano le nostre teorie su di essa.
Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo "qualcosa" lo ricordano come un momento preciso dell'infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un'annunciazione: Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono.
Questo libro ha per argomento quell'annuncio".

James Hillman, Il codice dell'anima, Adelphi, 2001

sabato 11 febbraio 2012

Gioielli - Ana Hagopian

Sostanzialmente e irrimediabilmente pratica, ne possiedo pochi e li indosso solo in occasioni particolari. 
Eppure mi hanno sempre attratto: affascinata dalla fantasia di chi li crea, come dalla personalità chi li sa davvero scegliere e abbinare in modo armonico con il proprio look, li trovo altresì oggetti intriganti in sé, belli anche solo da guardare. Parliamo di gioielli allora. Di carta, ovviamente.
Pur avendo valida "concorrenza" (nella quale prima o poi mi inserirò anch'io :)) inizio con lei: Ana Hagopian.
Di origine argentina, approda in Spagna nel 1982 e dopo vari viaggi in Asia e Sud America dal 1994 realizza magnifiche collezioni creando oggetti di design unici e finemente lavorati.
Ispirata dalla natura, sensibile all'etica del riciclo, manipola carta, feltro, tessuti con una "visione magica che trasforma il prosaico e quotidiano in qualcosa di nuovo e meraviglioso".
Penso che indossare i suoi gioielli ti faccia sentire addosso qualcosa di straordinario, quasi delle creature viventi...e, in effetti, lo sono.











mercoledì 8 febbraio 2012

Storie di carta - Su Blackwell

Chi ama la carta non può non amare anche il libro, la lettura, la scrittura.
O così almeno è per me, al punto che per e su e con queste passioni c'ho fondato persino un' associazionePassioni che si richiamano, si intersecano, si sovrappongono, si ispirano.
Prendi un libro, ad esempio. Si, perché anche se non viene letto, un libro può raccontare in tanti modi diversi.
E ce lo dimostra lei, la bravissima Su Blackwell.
“Scandaglio negozi di libri di seconda mano e molte volte mi capita di passare ore ed ore alla ricerca di un libro. La scelta di un particolare libro dipende dalle sensazioni che esso riesce a trasmettermi attraverso le sue illustrazioni o le sue parole”.
Londinese, trentenne, parte da questo e poi -ispirata da fiabe e folklore- riesce a far nascere storie di carta tra scenografie di carta: elegge un particolare paragrafo o immagine ed inizia ad incidere, intagliare, sminuzzare fino a dar vita a forme che nascono e crescono dal midollo delle pagine.
Fragili, effimere, poetiche come le storie che contengono. Come la vita.












E se volete sognare ancora un pò....



venerdì 3 febbraio 2012

Il centro - Jen Stark

Sarà la lezione di yoga, sarà la voglia di ca/co-lore, sarà che in questi giorni mi arrivano un sacco di pretesti per riflettere sul binomio arte e natura...insomma, tocca a lei. 

Jen Stark (Miami, Florida, 1983): realizza sculture, disegni e animazioni con l’utilizzo di stratificazioni di cartoncini colorati, creando spirali, caleidoscopi ipnotici, paesaggi topografici. L’ispirazione le viene dalle visioni di cellule microscopiche, dalla meteorologia, dai frattali e dalle lastre delle risonanze magnetiche...scienza macro e micro quindi, ma anche ologrammi, teorie astronomiche, tavole anatomiche.
Sicuramente l'impatto visivo è notevole, ma personalmente trovo che l’aspetto più interessante sia questa intenzione di rendere partecipe chi guarda e invogliarlo ad entrare all’interno dell’opera.

Puoi girarci intorno finché vuoi, ma alla fine è sempre quello che cerchiamo, quello che abbiamo bisogno di trovare: il centro.















mercoledì 1 febbraio 2012

Tra la neve - Yulia Brodskaya

Nevica. Da una parte avrei voglia di uscire, di camminare tra i fiocchi candidi e immergermi nell'atmosfera incantata che questo manto bianco dona alle cose. Solo che fa freddo, è quasi buio e io sono pigra. 
Mi capita tra le mani una striscia di carta, senza accorgermene la arrotolo tra le dita e...si, resto a casa e scrivo il post.

Il quilling è una tecnica antica, nata tra il XIII e il XIV secolo all’interno degli ordini religiosi femminili e utilizzata principalmente per abbellire testi sacri e opere d’arte. Realizzato con sottili strisce di carta avvolte intorno allo stelo della piuma di un uccello di grandi dimensioni (in inglese quill, da cui il nome) per formare disegni complessi, con il passare degli anni diventa un ‘passatempo’ prima per le signore della buona borghesia e poi un hobby praticato un po’ da tutti. Ma come ogni tecnica, se unita allo studio, alla costanza e a quel talento innato che ci portiamo dentro, ecco che si trasforma in vera e propria arte.
A voi quindi la grande Yulia Brodskaya (1983, Mosca, Russia).
Interessata a diverse pratiche creative (pittura tessile, origami, collage,...), nel 2004 decide di proseguire gli studi in Inghilterra dove frequenta un Master in Graphic Communication presso la University of Hertfordshire, mentre continua a sperimentare ed esplorare vari modi di mettere insieme gli elementi a lei più congeniali: tipografia e carta. Artista tout court, ma anche designer per celebri aziende internazionali, è oggi contesa da riviste specializzate e da giornali internazionali, così come dalla televisione e da celebri brand che vogliono utilizzare le sue creazioni per shooting fotografici, campagne pubblicitarie ed eventi. 
Con la sua tridimensionalità, infatti, “l’opera offre molteplici punti di vista a seconda dell’angolo di visualizzazione, dell’intensità e della luce. Queste cose possono cambiare drasticamente l’esperienza visiva e il messaggio emozionale della medesima opera."
E provate a dirmi che non è vero...












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